venerdì 7 aprile 2017

C pienz tu Cirù!!! La sconfitta più bella della mia vita.

La goduria immensa è solo una piccola parte della clamorosa e libidica emozione che ho provato nell'udire il triplice fischio di Rizzoli il quale ha decretato l'approdo della Lazio in finale di Coppa Italia per la terza volta su cinque stagioni, ma soprattutto l'eliminazione dei cugini da parte nostra. All'indomani della vittoria romanista sul Cesena, ad essere sincero, avevo temuto che la seconda squadra della capitale ci avrebbe eliminato dalla competizione data la supremazia netta nelle stracittadine degli ultimi anni ed invece Simone Inzaghi ci ha dimostrato che la Lazio vale più di quello che sembra e che quest'anno gioca molto meglio della Roma. Il modulo a specchio funziona ancora una volta e se il team di ricerca parmense guidato da Rizzolati asserisce che i neuroni  a specchio ci permettono di imitare il nostro interlocutore, nel caso del team guidato da Simoncino addirittura ci permettono di superare e schiacciare l'avversario. Il passaggio del turno della Lazio è arrivato attraverso tre fasi cruciali che hanno dato una svolta al match di ritorno e che sono: il gol sfiorato da Dzeko al primo minuto che avrebbe riaperto ogni discorso, il gol del vantaggio di Milinkovic e il raddoppio di Immobile, che ha definitivamente chiuso il discorso qualificazione tanto che la Lazio ha smesso di giocare subendo addirittura altri due gol. L'assenza pesante di Parolo non si è sentita grazie alla solita superba prova di Senad Lulic, che nel derby fornisce le sue migliori prestazioni. Spostandoci all'analisi del match, come dicevo in precedenza, l'errore sotto porta di Dzeko al terzo minuto fa rabbrividere i tifosi ospiti, che rischiano di esultare poco dopo con Immobile, che sfiora il gol dello 0 a 1 al quinto minuto. La partita è priva di clamorose occasioni con la Roma a far possesso palla alla ricerca di uno spiraglio per attaccare l'avversario e riaprire il match e nonostante la prima mezz'ora si passi costantemente nella metà campo ospite, sono propri i biancocelesti ad andare in vantaggio con il tapin vincente di Sergej Milinkovic-Savic, sempre più uomo derby e sempre più alla ribalta del calcio internazionale. Con la Lazio avanti al 37° e lo spettro dei supplementari definitivamente sfumato servirebbe subito un gol alla Roma per ritornare alla condizione di partenza della necessità di tre reti per superare il turno ed il gol della speranza arriva al 43° con il tiro al volo di El Shaarawy abile a sfruttare il liscio di De Vrij, che a fine primo tempo viene sostituito da Hoedt. Tutti si aspetterebbero un inizio ripresa con la Roma alla ricerca del pari ed invece è la Lazio a sfiorare il gol in due occasioni: prima il tiro di Milinkovic e poi quello di Immobile, entrambi sul fondo. La Roma è in balia degli uomini di Inzaghi, che però non riescono a trovare il gol della sicurezza e così tutti noi tifosi biancolesti rievochiamo speranzosi la richiesta di Don Pietro con quel "C pienz tu Cirù" che chiede ad Immobile di chiudere i giochi. Il centravanti di Torre Annunziata accoglie le nostre preghiere e al 56° imbeccato perfettamente da Milinkovic chiude i giochi con il piattone destro senza lasciare scampo all'incolpevole Allison, che, per inciso, ha dimostrato di essere veramente un ottimo portiere in questo doppio scontro. Subito dopo il gol Inzaghi inserisce anche Keita al posto di Felipe Anderson concedendo al senegalese una buona fetta di match. La Lazio non ne ha più e la Roma prende il sopravvento alla ricerca di un miracolo che viene solamente annusato con la doppietta di Salah tra il 66° e il 90°, che permette ai giallorossi di vincere il derby ma non di conquistare la qualificazione. Da sottolineare al 70° l'ingresso anche di Murgia al posto del capitano Lucas Biglia.
La Lazio perde, ma si qualifica per la finale di Coppa Italia ove ad attenderla ci sarà l'invincibile Juventus, e questa è sicuramente la sconfitta più bella della mia vita, una sconfitta che ci permette comunque di gridare alla vittoria. Cercavano una rivincita per il 26 Maggio, a cui non c'è rivincita, e neanche l'hanno ottenuta. Dal 1900 il Calcio a Roma si chiama SOCIETà SPORTIVA LAZIO.























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